I batteri specchio sono copie sintetiche di batteri create in laboratorio. Sembrerebbe che tali microrganismi possano sfuggire e aggirare il sistema immunitario umano, animale e vegetale.
Oggi desidero portare al pubblico uno spunto di riflessione sulle recenti notizie pubblicate riguardanti i batteri specchio.
È stato deciso di fermare le ricerche che mirano a sviluppare i batteri specchio, organismi sintetici costituiti da molecole speculari rispetto a quelle esistenti in natura (in parole semplici: copie sintetiche di batteri riprodotte in laboratorio): è quanto chiedono 38 scienziati di fama internazionale, tra cui due premi Nobel (il biochimico britannico Gregory Paul Winter e il biologo canadese Jack W. Szostak) e il pioniere degli studi sulla vita sintetica Craig Venter.
La loro dichiarazione, pubblicata sulla rivista Science, e avvalorata da un rapporto tecnico di 300 pagine, in cui si teme che questi microrganismi in futuro potrebbero rappresentare un grave pericolo per la salute globale perché sfuggirebbero alle risposte del sistema immunitario, umano, animale e vegetale causando infezioni che si diffonderebbero senza controllo. Da qui l’allarme, in considerazione del fatto che gli antibiotici esistenti non sarebbero capaci di combattere questi nuovi patogeni creati in laboratorio.
Gli studi cominciarono con l’intento di produrre farmaci innovativi e più efficaci contro malattie croniche e difficili da trattare.
“Sebbene i batteri specchio siano ancora un concetto teorico e qualcosa che probabilmente non vedremo per qualche decennio, abbiamo qui l’opportunità di considerare e prevenire i rischi prima che si presentino“, afferma Patrick Cai dell’Università di Manchester, tra i firmatari dell’appello nonché esperto nel campo della genomica sintetica e della biosicurezza. “Questi batteri potrebbero potenzialmente eludere le difese immunitarie, resistere ai predatori naturali e sconvolgere gli ecosistemi. Aumentando la consapevolezza ora, speriamo di guidare la ricerca in un modo che dia priorità alla sicurezza per le persone, gli animali e l’ambiente“.
Questo mi porta necessariamente a meditare sul principio di precauzione che desidera adottare la scienza su questo tema essendo di fronte probabilmente a qualcosa di nuovo e le cui conseguenze non sono ancora ben chiare.
Ciò mi rammenta quanto poco sa l’uomo e quanto sia sottile il confine tra ricerca e minaccia per la salute globale.
Attendiamo con curiosità e trepidazione il risultato delle valutazioni che dibatteranno comunità scientifica, finanziatori e politici nel 2025.